Giornata Mondiale Desertificazione e siccità: Europa e Italia a rischio
In Italia la desertificazione è già una minaccia reale per le Isole e il Sud. Ma tutto il Paese è esposto a rischi collegati alla desertificazione
Di seguito il contributo di Damiano Di Simine, responsabile scientifico progetto Soil4life, in occasione della Giornata Mondiale per la lotta alla Desertificazione e alla siccità #Desertification&DroughtDay. Quest’anno il tema è il tema “Restoration. Land. Recovery. We buil back better with healthy land”. “Ripristino. Territorio. Recupero. Ricostruiamo meglio con un terreno sano” con particolare attenzione sul recupero dei suoli degradati.
LOTTA A DESERTIFICAZIONI E DEGRADO DEL SUOLO: LE SFIDE DELLE NAZIONI
La Convenzione delle Nazioni Unite sulla lotta alla Siccità e alla Desertificazione (UNCCD), è stata firmata a Parigi nel 1994 e ratificata dall’Italia con L. 170 del 04/06/97. La UNCCD prevedeva per i paesi affetti da rischi o da fenomeni di desertificazione la predisposizione di Piani di Azione Nazionale (PAN) per orientare una adeguata allocazione di risorse e un quadro legislativo idoneo. Il PAN italiano è stato predisposto secondo le linee-guida approvate il 22 luglio 1999 dall’ex CNLD (Comitato Nazionale per la Lotta alla Siccità e alla Desertificazione), ed è stato adottato con Delibera CIPE n. 229 del 21/12/1999. Tale delibera si proponeva di ottenere un quadro preciso delle aree sensibili alla desertificazione in Italia corredato dalle misure e dagli interventi che si intendevano adottare e secondo un’articolazione in specifici programmi. Nel Piano Nazionale erano inoltre individuati quattro settori di intervento prioritari: protezione del suolo, gestione sostenibile delle risorse idriche, riduzione dell’impatto delle attività produttive e riequilibrio del territorio.
Nell’ambito delle decisioni prese dalla Conferenza Rio+20 , viene attualmente riconosciuta la necessità di un’azione urgente per invertire il processo di degrado del suolo. Il tema del monitoraggio del territorio è presente anche nell’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile delle Nazioni Unite e nei relativi Obiettivi di Sviluppo Sostenibile (Sustainable Development Goals -SDGs), da raggiungere entro il 2030, all’interno dei programmi nazionali a breve e medio termine. Tra i target individuati, di particolare interesse per il territorio e per il suolo, c’è il raggiungimento, entro il 2030, di un land degradation neutral world (ovvero, a livello globale, il perseguimento dell’arresto degli attuali processi che determinano una crescita del degrado dei suoli), quale elemento essenziale per mantenere le funzioni e i servizi ecosistemici del suolo, a partire da quello associato alla fertilità e quindi alla produzione di cibo e materie prime agricole.
Desertificazione in Italia
Che ne è oggi degli impegni assunti, per l’Italia, quasi un quarto di secolo fa? Di sicuro abbiamo una fotografia dei processi di degrado del suolo in virtù dei quali ci avviciniamo sempre più alla soglia di non ritorno della desertificazione: in primo luogo la perdita di sostanza organica e l’erosione, entrambi associati a tecniche agricole intensive, all’eccesso di lavorazioni del suolo e di fertilizzazione chimica, alla mancanza di rotazioni e al pascolo non governato. Si tratta di una vera e propria ‘bomba a tempo’, ormai innescata, che collabora con i cambiamenti climatici nell’accelerare la corsa verso la desertificazione. Ma soprattutto, di fronte a scenari climatici prevedibili solo fino a un certo punto, in particolare per quanto riguarda gli eventi estremi, il rischio non è più confinato alle latitudini meridionali: l’intera penisola, a risalire fino alla Pianura Padana, affronta la possibilità di assistere ad un processo di crescente perdita di fertilità dei suoi suoli. Il rischio di desertificazione vera e propria attualmente si proietta in primo luogo sulla Sicilia , poi su Sardegna, Basilicata, Puglia e Molise (Fig.1).
Di fronte ad una fotografia a tinte sempre più nitide dei rischi di compromissione dei suoli, cosa sta facendo il nostro Paese? Come è noto, nessun provvedimento legislativo è stato assunto per la protezione dei suoli, all’Italia come all’Europa continua a mancare una legge per la protezione del suolo. Sul fronte dell’agricoltura, le misure della PAC sono quelle che dovrebbero incoraggiare nell’agricoltura i cambiamenti necessari (nelle tecniche e negli ordinamenti agronomici, nell’uso di macchinari, di sistemi irrigui, di fitofarmaci e fertilizzanti) a prevenire e mitigare gli effetti di desertificazione, ma finora la PAC si è rivelata un’arma spuntata, destinando gran parte dei propri finanziamenti al mero sussidio dell’attività agricola, e solo una piccola percentuale a sostenere le aziende agricole che intraprendono investimenti agroambientali. Con la riforma della PAC, che funzionerà a partire dal 2023, molte decisioni sul come spendere le risorse europee saranno affidate alla responsabilità degli Stati Membri. L’Italia è molto in ritardo nella definizione del proprio ‘Piano Strategico’ per l’utilizzo delle risorse della PAC, e fino ad ora, contravvenendo alle stesse prescrizioni europee, il lavoro di impostazione del piano si è sviluppato in modo non trasparente né partecipato, per cui per il momento non è dato sapere se nelle prospettazioni sviluppate presso il MIPAAF ci siano appostamenti di risorse e misure per la lotta alla desertificazione e al degrado dei suoli, in particolare al Sud. I pronostici non sono particolarmente favorevoli: da sempre infatti la PAC trasferisce la maggior parte delle proprie risorse alle aziende del Nord Italia, in virtù di criteri europei che favoriscono le grandi superfici aziendali e i numeri dei capi allevati, risultando nei fatti non impostata per far fronte alle problematiche proprie delle aziende agricole del Mezzogiorno.
Il progetto Soil4life: buone pratiche di coltivazione contro il degrado dei suoli agricoli
Contrastare il degrado dei suoli, ed in particolare i fenomeni di erosione e di perdita di sostanza organica, tra loro strettamente connessi e concorrenti all’innesco di processi di desertificazione, è al centro del progetto Soil4Life. Un progetto sostenuto da un finanziamento europeo del bando ‘Life Governance e Comunicazione’ di cui Legambiente è capofila ma che ha raccolto un ampio e competente partenariato, formato da agenzie pubbliche come CREA, ISPRA ed ERSAF Lombardia, ed organizzazioni professionali agricole come la CIA, per sviluppare una azione di formazione rivolta da un lato agli agricoltori, e dall’altro ai professionisti del suolo, in particolare agli agronomi. A partire dalla traduzione in italiano delle Linee Guida per la Gestione Sostenibile del Suolo, adottate dalla FAO nel 2017, e dalla loro declinazione alla realtà geografica e produttiva del nostro Paese, la comunicazione e le attività formative del progetto hanno raggiunto migliaia di aziende agricole e di professionisti, per trasmettere le competenze e le tecniche appropriate per far tornare l’agricoltura a lavorare con il suolo. In molti casi infatti si tratta di modalità di conduzione che sono radicate nella agricoltura del nostro Paese e in generale delle aree mediterranee, ma che sono state dimenticate o emarginate in seguito all’introduzione della meccanizzazione e della chimica agraria. La pratica del sovescio al posto della bruciatura delle stoppie, così come il ricorso a ‘colture di copertura’ per evitare di lasciare la terra scoperta durante i mesi invernali, devono infatti tornare ad essere la regola per la buona gestione dei terreni a seminativo, mentre il paesaggio agrario deve tornare ad arricchirsi della diversità di specie coltivate, sia arboree che erbacee, come quelle caratteristiche delle pratiche di agroforestazione. Occorre poi privilegiare l’uso di ammendanti e concimi organici, nelle giuste quantità, anche eliminando o limitando fortemente i fertilizzanti azotati, per far sì che l’humus del suolo continui ad essere rifornito, e limitare le lavorazioni fino ad arrivare alle semine ‘su sodo’ ovvero su terreni non lavorati, perché è in questo modo che si protegge la struttura del terreno che custodisce la sostanza organica. Passare alla coltivazione bio è poi una scelta ancora più efficace, perché nei disciplinari biologici questi accorgimenti sono tutti previsti e resi obbligatori, insieme alle forti limitazioni al ricorso a prodotti chimici che causano danni alla biodiversità del suolo.
Infine occorre preservare gli agroecosistemi più ricchi di sostanza organica, come i pascoli e i prati, insieme alle foreste, prevenendo e limitando i danni dovuti a incendi, che possono accelerare grandemente i fenomeni erosivi e di degrado.
La desertificazione e l’Europa: la direttiva sulla tutela del suolo necessaria e urgente
La desertificazione è una minaccia prioritaria per il continente europeo: secondo uno studio del 2017 (tab.1), i suoli agricoli con sensibilità ‘elevata’ o ‘molto elevata’ alla desertificazione sono cresciuti nel decennio 2008-2017, passando da 23,4 milioni di ettari a 41,1 milioni di ettari nel 2017: una frazione pari a ben il 25% del territorio sud-europeo, con criticità che si concentrano tra Penisola Iberica, Italia, Balcani e isole mediterranee (Fig.2). Il dato si correla abbastanza fedelmente con quello relativo alla scarsità di sostanza organica nei suoli, per quanto riguarda in particolare le superfici coltivate (Fig.3) e, secondo le valutazioni elaborate dal Joint Research Center, si associa a cali di produttività già osservabili a carico delle vegetazioni supportate dai suoli in condizioni più critiche (Fig.4).
Si tratta di dati estremamente allarmanti riguardo ai quali però, secondo la Corte dei Conti Europea, ‘il rischio di desertificazione nella UE non è stato affrontato in maniera efficace ed efficiente’ e ‘gli interventi dell’UE per contrastare la desertificazione mancano di coerenza’, anche con riguardo all’impegno alla neutralità rispetto alla crescita del degrado dei suoli da perseguire entro il 2030. La Corte dei Conti, con il suo dettagliato rapporto pubblicato nel 2018, stigmatizza la mancanza di strategie coordinate a livello UE per far fronte alla desertificazione e al degrado del suolo, e raccomanda alla Commissione Europea di dotarsi di uno strumento normativo, ovvero di una direttiva, per la lotta alla desertificazione e al degrado del suolo.
L’imminente approvazione della nuova Strategia Tematica sul Suolo dovrebbe essere un primo passo verso questo fondamentale obiettivo, che però ancora rischia di essere impallinato dall’opposizione di alcuni Stati Membri, che già negli anni passati si sono opposti alla proposta di una direttiva sul suolo.
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