Progettare tutelando il suolo
Da sempre le città si sono sviluppate in funzione della popolazione e delle attività presenti, secondo principi di prossimità ed efficienza nell’uso degli spazi: la qualità urbana non è mai stata disgiunta dalla prossimità tra residenza, attività e servizi. Solo dal dopoguerra, grazie all’innovazione nei mezzi di trasporto privati, il territorio non urbano, scollegato dalle centralità, è divenuto appetibile per funzioni insediative: all’origine del dilagare dell’urbanizzazione vi è l’accresciuta libertà di movimento di persone e merci, che ha reso la città indifferente dal territorio agricolo negli approvvigionamenti, e trasformato quest’ultimo in terra di conquista per occupazioni urbanistiche a basso costo e di bassa qualità. Tutto ciò mentre nelle campagne l’industrializzazione dell’agricoltura produceva l’esodo della popolazione dipendente da questa attività. A ciò si è accompagnata una caduta di interesse per i centri storici e i borghi rurali, dove sono dilagati fenomeni di fatiscenza ed abbandono, con costi ambientali e sociali immensi: alla perdita di funzioni strategiche del suolo agricolo si è associata l’acutizzazione del dissesto idrogeologico; periferie e sobborghi cresciuti senza identità sono diventati luoghi poveri di servizi, insicuri e precari; i centri storici si sono spogliati delle funzioni che ne assicuravano l’animazione; la maggior gittata degli spostamenti ha imposto un crescente ricorso ad una mobilità motorizzata sempre più congestionata.
Fermare il consumo di suolo significa tornare a progettare la città dall’interno, ripristinando il flusso di investimenti necessario alla sua rigenerazione e riqualificazione, adeguando il patrimonio costruito alle esigenze emergenti, a partire da efficienza energetica e prevenzione del rischio sismico e idrogeologico. Ma al punto in cui siamo occorre anche altro: bisogna rigenerare le funzioni compromesse dall’eccessiva crescita di superfici artificiali, ripristinando la permeabilità dei suoli, consolidando a verde le aree interstiziali, restituendo spazi alla ciclopedonalità e alla vita di relazione.
Nello spazio rurale, all’azione di tutela territoriale occorre affiancare il ripristino delle funzioni ecologiche del suolo, e ripensare l’insediamento in rapporto all’attività agricola come presidio economico e sociale, e non come mera generatrice di commodity per il mercato agroalimentare.
Si tratta di sfide immense, sempre più riconosciute, ma ancora non sorrette da strategie efficaci.